Daniele Zanzi (agronomo, esperto di alberi a livello internazionale, membro International Society Of Arboriculture, fondatore della Fito-Consult) sosterrà il Comitato per la difesa degli alberi di Piazza Mazzini a Tradate, con il suo competente supporto tecnico a titolo gratuito.
“Gli alberi hanno fatto tanto per me, io voglio fare qualcosa per loro”, questa è stata la sua risposta quando lo abbiamo contattato e si è reso disponibile ad adoperarsi affinché decisioni politiche, avallate da tecnici dendrofobi, non cancellino gli alberi della piazza, simbolo aggregante della nostra comunità.
“Abbattere alberi sani, nel nome di una riqualificazione, del rinnovo, o dell’equazione che ‘ne abbatto uno e ne metto due’ sta diventando una vera pandemia virale nella testa di molti politici, amministratori e tecnici”.
È necessario un cambiamento culturale che veda al centro la vita in ogni sua forma, gli alberi sono individui vivi e in quanto tali vanno rispettati e tutelati.
Durante i nostri banchetti di informazione e raccolta firme contro il taglio degli alberi, abbiamo raccolto una grande sensibilità da parte delle persone: è ora che chi amministra ne tenga conto.
Preliminari e sintetiche considerazioni sul progetto di “riqualificazione” di Piazza Mazzini in Tradate.
Nella relazione tecnica a firma del Dr. Agr. Martino Pozzi “a supporto del progetto di fattibilità tecnica – economica di riqualificazione di Piazza Mazzini e Vie comunali contigue” – da me visionata e analizzata anche durante un sopralluogo tecnico in loco – rilevo molte inesattezze e superficialità concettuali e tecniche, che di seguito vado sinteticamente ad evidenziare (riservandovi di scendere più nel dettaglio con una successiva relazione esaustiva o con incontri pubblici sull’argomento).
1.
Trovo che l’attuale configurazione e disegno di Piazza Mazzini (la principale della città) corrisponda agli stereotipi di molte piazze e luoghi d’incontro comuni e diffusi – e quindi tipici – di molte piazze del Nord-Italia (in particolari lombarde e piemontesi).
Ovverosia ampi spazi aperti, intersecati da vialetti, rigorosamente in ghiaia o materiale drenante, delimitati sui tre o quattro lati da alberi di alto fusto – in genere tigli o platani, allevati in forma libera o in forma obbligata –.
Tutto questo è ben presente nell’attuale Piazza Mazzini, che presenta sì alcuni inserimenti di vegetazione non consoni, ma che tuttavia conserva una sua dignità e un suo disegno architettonico dignitoso e tipicizzante.
Non si capiscono pertanto i motivi per un intervento così pesante, distruggendo un patrimonio vegetale di estremo valore cui la cittadinanza è affezionata in quanto anche luogo di memorie e ricordi.
2.
Il professionista premette nella sua relazione che l’incarico ricevuto è quello di produrre “una relazione tecnico – agronomica inerente alle scelte progettuali della nuova vegetazione proposta nel progetto di fattibilità tecnica – economica di riqualificazione”.
Da un’attenta lettura sembra piuttosto essere una relazione a supporto – su basi estremamente soggettive – della decisa consolidata di eliminazione di alcuni esemplari – definiti impropriamente “annosi” – radicati sul fronte della Piazza e di altri radicati all’interno della medesima.
Per altri si prescrive il mantenimento come “rimanenza”, sebbene ad oggi non si può garantirne l’esito – quindi di sorte incerta (specificando però che saranno possibili scavi e ferite in vicinanza).
3.
Le conclusioni della relazione sono facilmente confutabili in quanto il giudizio di eliminare questi esemplari è basato solo su considerazioni soggettive, non supportate da alcun dato, se non quello che tale intervento deve essere fatto per far spazio ad un nuovo progetto di riqualificazione.
Insomma, questa è una relazione di supporto ad un progetto già definito, dove gli alberi sono visti come un ostacolo e un intralcio alla realizzazione del medesimo.
Le argomentazioni addotte sono surrettizie.
In particolare, rilevo quanto segue:
- In ambito urbano – e non solo – è impossibile trovare soggetti di settanta o più anni senza difetti – quali cavità, inclinazioni, potature malfatte, ecc. che secondo il tecnico di parte ne comprometterebbero la resistenza, la vitalità e la resilienza.
Se così fosse il 90% degli alberi radicati nelle nostre città dovrebbe essere rimosso.
Gli stessi difetti – se così si possono definire – rilevati sui soggetti morituri radicati sul fronte della piazza e indicati come motivi per la loro rimozione, sono anche presenti sugli altri radicati nelle vie contigue che si dice dovranno rimanere – salvo eventuali danni causati alle radici nelle operazioni di riqualificazione. Una domanda sorge dunque spontanea: perché se ne abbattono solo alcuni e non altri con gli stessi difetti, la stessa non vitalità, la stessa maturità, la stessa non resilienza?
Se fossero poi difetti che ne compromettono la stabilità e la sicurezza – come scritto – perché non sono stati eseguiti rilievi scientifici strumentali per accertarne l’estensione e la reale consistenza? Così come del resto prescriverebbero i protocolli nazionali di valutazione degli alberi ai fini del rischio di schianto?
Abbattere un albero “annoso” non può essere lasciato ad un giudizio speditivo, ad un semplice rilievo da terra; non è ammissibile, corretto e accettabile.
- Platani e tigli sopportano bene tagli e cavità – compartimentano in modo efficiente – e in ogni caso questi alberi potrebbero essere mantenuti – e non rimossi – con un programma corretto di interventi straordinari.
- Si paventano tagli e mutilazioni a carico degli apparati radicali per i sottoservizi che si andranno a fare e quindi si consiglia l’abbattimento preventivo degli alberi. Non sarebbe più intelligente allora evitare tali danni e usare rispetto e tutela nei confronti degli alberi?
- Non è vero che nessuno di questi alberi presenta criteri di monumentalità: è un’affermazione gratuita del tecnico, non è vero che alcuni alberi – tranne un Cipresso di Lawson – dimostrano stress fisiologici – e anche se così fosse, non è un buon motivo per sopprimerli, basterebbe curarli adeguatamente.
- Il concetto di rinnovo delle alberature applicato in questa situazione è aberrante, come pure affermare che gli alberi sono un vincolo alla progettualità. Penso che un buon progettista debba adattarsi ai vincoli e non distruggerli, se questi hanno rilevanza ambientale, paesaggistica e storica.
- Del tutto infondata e priva di rispondenza scientifica è l’affermazione – se può avere un senso confrontandosi con organismi VIVENTI – che i costi di un albero adulto o maturo superino i benefici ambientali prodotti.
A tale scopo applicheremo alle alberature il software I – TREES – messo a punto dal Governo americano – per valutare il valore economico dei benefici ambientali che questi alberi producono per la collettività. Un dato oggettivo – e non una verità gratuita – che smentirà queste affermazioni e potrà costituire un ottimo punto di partenza per una eventuale richiesta di danno erariale, se la malaugurata ipotesi della rimozione degli alberi dovesse andare in porto.
Mi riservo di approfondire queste brevi considerazioni nelle sedi più idonee – anche con pubblici confronti tecnici e divulgativi con chiunque voglia dialogare.
Ho redatto queste sintetiche note informative in piena ed assoluta libertà, libero da vincoli o mandati economici.