“Il verde è dei cittadini” ha detto in apertura del suo intervento l’agronomo di chiara fama Daniele Zanzi ieri sera, 1 luglio, nel corso dell’incontro pubblico (organizzato dal Comitato in difesa degli alberi di Piazza Mazzini) sul progetto del Comune di rifacimento della Piazza Mazzini e di abbattimento delle sue piante storiche. E non potremmo essere più d’accordo con questa affermazione tanto semplice quanto dirompente e che ben riassume lo spirito della serata di ieri. Il nostro primo pensiero è dunque un pensiero di ringraziamento tanto al dott. Zanzi, che sta mettendo la sua competenza e la sua passione a disposizione della causa con rara generosità e alta professionalità, quanto proprio alle centinaia di cittadine e cittadini che hanno partecipato all’incontro, contribuendo a fare della serata un prezioso momento di confronto, un esempio bello di cittadinanza attiva. E se ai presenti va il nostro grazie, una riga la dedichiamo anche agli assenti e in particolare (ahinoi) al Sindaco Bascialla il cui posto riservato è rimasto vuoto in sua attesa per tutta la serata. Al Sindaco avevamo fatto avere un invito formale a partecipare all’incontro, un invito rimasto però senza risposta. Dispiaciuti che altri impegni più rilevanti lo abbiano trattenuto impedendogli di ascoltare le ragioni del Comitato e i dubbi e le preoccupazioni dei molti cittadini presenti, confidiamo che vorrà accettare i nostri prossimi inviti. “Sono le persone che vivono gli alberi, e le persone vanno ascoltate”, anche con questa frase di Zanzi non potremmo essere più d’accordo.
L’agronomo Zanzi ci ha guidato nella lettura degli aspetti tecnici della perizia commissionata dal Comune, sottolineando, tra le altre cose, come sia impossibile affermare che una pianta si trovi in stato di stress fisiologico se la si osserva in inverno in assenza di fogliame e come sia altrettanto impossibile affermare la pericolosità delle piante sulla base di indagini speditive che, per definizione, sono più rapide e meno approfondite. Ha poi messo in luce dettagli specifici della materia: ci ha parlato di cavità, di crescita arborea e delle straordinarie strategie di adattamento e compensazione delle piante.
Quello che è stato chiaro, poi, è che Tradate non è la sola realtà a confrontarsi con progetti di abbattimento di alberi; progetti (in)giustificati sulla base argomentazioni controverse e spesso inconsistenti incentrate, da un lato, su un mero calcolo economico costi-benefici e, dall’altro, sull’utilizzo strumentale del concetto di riqualificazione. Si scrive riqualificazione ma si legge abbattimento di alberi e cementificazione, e questo non solo a Tradate come documentato anche dall’immenso lavoro di ricerca sul campo di Giacomo Castana, fondatore di prospettive vegetali, che ieri ha voluto essere presente alla serata e che ringraziamo per il suo sostegno alla nostra causa. Zanzi ha infatti ricordato che battaglie simili a quella che il Comitato sta portando avanti qui a Tradate avvengono in tutta Italia, da nord a sud. A molte di queste battaglie Zanzi stesso ha offerto e sta offrendo il suo contributo e la sua professionalità, sempre a difesa degli alberi. Che poi significa a difesa delle persone.
Perché se un albero giovane piantato oggi in una città italiana ha un’aspettativa di vita media di soli 8 anni, allora il rapporto costi-benefici deve necessariamente tenere in conto il fatto che tagliare un albero “vecchio” per sostituirlo con uno giovane è contro il buon senso: una scelta di questo tipo la pagheranno infatti i nostri figli e i nostri nipoti. Scegliere di abbattere e di sostituire alberi sani significa privare dei loro benefici chi verrà dopo di noi per almeno due generazioni, una scelta contraria a qualsiasi principio evoluzionistico di sopravvivenza umana. Perché sì, il verde è un bene comune che deve essere trattato con la stessa cura e manutenzione con cui trattiamo le nostre case, perché altro non è che la nostra casa.