A proposito degli alberi di Piazza Mazzini.
Le hanno provate tutte. Le stanno provando tutte e non demordono.
L’amministrazione tradatese aveva l’obiettivo di rifare Piazza Mazzini attraverso un progetto di riqualificazione criminoso, che prevedeva l’abbattimento di tutti gli alberi secolari preesistenti.
Ripercorrendo velocemente la cronistoria di questo progetto, attraverso l’ausilio delle dichiarazioni pubbliche fatte da sindaco e assessori, è evidente come l’amministrazione abbia cercato nel tempo di spostare il tiro ogni volta che lo scrivente comitato ebbe a smontare sistematicamente le bislacche teorie accampate a scusa degli abbattimenti.
Hanno iniziato parlando di alberi malati (e non lo erano), per poi passare al problema della sicurezza (test strumentali hanno dimostrato che le piante erano più che stabili), passando poi al problema dei costi di manutenzione (come se la potatura delle giovani piante previste nel progetto non fosse un costo), per poi tornare, fortuna loro grazie a un evento meteorologico più che raro e di forza inaudita, al problema sicurezza.
Peccato che quel famigerato pino che è stato sradicato dalla tromba d’aria dello scorso 12 luglio 2023 avesse dato da tempo segnali evidenti di moria e di debolezza strutturale. Segnali che avrebbero dovuto mettere in allerta l’amministrazione che invece non ha fatto nulla per prevenire l’accaduto: quando gli alberi sono veramente ammalati e pericolanti non se ne accorgono; quando invece sono sani invocano lo spauracchio della sicurezza per abbatterli senza ragione.
Ora, non contenti, hanno eseguito i lavori di realizzazione dei nuovi sottoservizi della piazza scavando e spostando terra intorno alle piante, per diversi mesi. Scavi eseguiti senza il benché minimo occhio di riguardo, senza la benché minima precauzione procedurale che potesse in qualche modo attenuare le eventuali ripercussioni negative che questi lavori potessero causare alle piante.
Adesso l’assessore Pipolo invoca i test strumentali, appellandosi alla razionalità di chi deve scrupolosamente preservare la sicurezza dei cittadini. E che allora vengano eseguiti questi benedetti test di resistenza e se queste prove ci diranno che ora, dopo i lavori di scavo, alcune piante non sono più stabili (prima lo erano), è chiaro a tutti di chi è la responsabilità. Si tratterebbe di “pianticidio” premeditato. Se invece gli esiti diranno che le piante sono, nonostante tutto, sane e sicure, qualsiasi scelta diversa dal loro mantenimento e dalla loro cura, sarebbe oltremodo criminale.
E tutto questo in barba al fatto che il 22 settembre 2023, messa in qualche modo alle corde dal comitato – forte delle 5000 firme raccolte -, l’amministrazione discuteva e approvava un progetto in cui venivano sacrificati solo tre pini. Un compromesso che era stato ritenuto accettabile e ragionevole anche in virtù dello stato di conservazione e della natura dei tre pini che sarebbero stati abbattuti e che oggi non ci sono più.
Ma al di là della cronaca, necessaria a ristabilire i fatti e un punto di verità in questo continuo tentativo da parte dell’amministrazione di dimenticare ciò che è stato realmente detto e delle reali intenzioni mai celate di voler fare tabula rasa di tutte le piante, non si capisce in ragione di quale logica, quello che salta immediatamente all’occhio è l’assoluta mancanza di una visione d’insieme.
In questa triste storia manca completamente una visione, manca un progetto nel vero senso della parola, un’idea fondata su un pensiero alto, che dovrebbe animare chi governa il territorio e il bene comune – due parole, bene e comune – che da sole ci elevano al senso più alto di chi governa e fa politica. Una visione moderna e consapevole che dovrebbe essere naturalmente volta alla valorizzazione del verde, per tanti, troppi e importantissimi quanto ovvi e scontati motivi.
Ovvi e scontati per tutti meno che per l’amministrazione tradatese.
Inoltre, nell’ultimo progetto di rifacimento della piazza, mancano i due imponenti e sanissimi pini che, come confermato recentemente da alcuni amministratori, verranno abbattuti. Nella commissione territorio dello scorso 22 settembre, alla quale aveva partecipato il Comitato, l’architetta relatrice del progetto e l’assessore, si disse che si era trattato di una dimenticanza e che avrebbero corretto l’errore. In un successivo incontro l’assessore Morbi era stato ancora sollecitato ad apportare una modifica al progetto affinché si salvassero i due alberi. Ma anche gli impegni presi in un ambito ufficiale come la commissione territorio non hanno avuto seguito.
Tra l’altro, a proposito di verità parziali, l’assessore Pipolo, quando parla di una prova di trazione che verrà fatta sugli alberi della piazza, fa riferimento alla proposta fatta dal nostro agronomo di fiducia, Daniele Zanzi. Vogliamo ricordare che quella proposta è stata fatta prima che gli alberi fossero
maltrattati per circa nove mesi mettendo mezzi pesanti, detriti, cordoli dei marciapiedi sulle loro radici e a ridosso dei tronchi, in buona parte ricoperti di cumuli di terra degli scavi fino a metà tronco. Ricordiamo che le prove di trazione certificate SIM, devono essere confrontate con altri dati statistici elaborati. Le prove di trazione dovrebbero inoltre essere accompagnate da un grafico di simulazione di potatura che riporta le piante nei limiti di valori di sicurezza.
Chiederemo una verifica con il nostro agronomo per accettarci che le eventuali perizie non siano fatte per avvalorare scelte politiche che mirano all’abbattimento degli alberi (come già successo in precedenza), ma che tendano alla loro cura e mantenimento.
Invitiamo i cittadini tradatesi e chiunque abbia a cuore la vita degli alberi di Piazza Mazzini, a vigilare affinché non vengano fatti ulteriori scempi del nostro patrimonio arboreo.